L’implantologia è la branca dell’odontoiatria che si occupa della sostituzione dei denti naturali mancanti mediante impianti sui quali vengono inseriti i nuovi denti artificiali.
Quando si inseriscono nell’osso impianti in titanio puro, l’osso cresce a diretto contatto con la superficie implantare. Questo fenomeno prende il nome di osteointegrazione e permette agli impianti di diventare parte integrante del corpo, come lo sono le radici dei denti naturali.
In questa categoria possono essere inclusi: i giovani che hanno concluso la fase di crescita, di solito 18 anni per le femmine e 20 anni per i maschi, a cui mancano (non sono erotti perché non è presente il germe dentario) alcuni denti permanenti. Pazienti che in seguito a trauma, hanno perso alcuni denti, nell’ambito di una dentatura sana. Pazienti che hanno già eseguito in passato riabilitazioni orali estese con ponti fissi che necessitano di rifacimento, i cui pilastri (denti su cui si appoggia la protesi) non danno garanzie di durata. Pazienti portatori di protesi rimovibili parziali (scheletrati) o totali (dentiere complete) che per ragioni funzionali, estetiche o psicologiche necessitano di una protesi fissa. Non ci sono limiti di età tuttavia si deve valutare per ogni caso clinico la reale condizione psico-fisico.
No. Se l’intervento è ambulatoriale, si opera in anestesia locale utilizzando anestetici appositamente sviluppati per la chirurgia orale. Tali anestetici sono molto efficaci e producono una profonda anestesia. Il paziente non avverte alcun dolore. Terminata la fase chirurgica verranno prescritti farmaci analgesici-antinfiammatori in grado di controllare efficacemente l’eventuale insorgenza del dolore post-operatorio.
No, perché il titanio è un materiale assolutamente biocompatibile, in quanto del tutto inerte dal punto di vista biologico. Esiste, invece, la possibilità di “fallimento implantare”, che può verificarsi immediatamente oppure a medio-lungo termine. Il fallimento immediato (mancata osteointegrazione dell’impianto prima della fase protesica) è un’evenienza estremamente rara (dalla nostra esperienza e dai dati pubblicati in letteratura gli insuccessi immediati rappresentano il 2% – 3% dei casi). Nel caso di riabilitazioni estese o di protesi fisse di più denti su impianti, in fase di programmazione chirurgico-implantare, la progettazione prevede un numero di impianti che consente di avere un “margine di sicurezza” su cui contare in caso di insuccesso. Il fallimento a medio-lungo termine può essere invece causato da un non corretto mantenimento dell’impianto. E’ fondamentale che il paziente si sottoponga a controlli periodici e che curi scrupolosamente la propria igiene orale. Durante la fase di mantenimento parodontale ed implantare che si articola in 3-4 richiami nell’arco dell’anno, il paziente oltre alle normali procedure di igiene professionale sarà sottoposto ad uno scrupoloso controllo clinico degli impianti ed una volta all’anno ad un controllo radiografico.
Ogni singolo paziente deve essere esaminato attentamente, in quanto devono esistere delle condizioni ben precise che consentano di utilizzare questo tipo di trattamento. Un’altra condizione basilare è che il paziente non sia affetto da parodontopatia in fase attiva (comunemente conosciuta come “piorrea”). Una diagnosi attenta ed un’adeguata terapia parodontale permetterà di sottoporre ad interventi di implantologia anche questa fascia di pazienti. Un altro fattore importante da considerare è il fumo. Recentemente sono state pubblicate ricerche cliniche che dimostrano come il fumo abbia un effetto negativo a livello parodontale ed implantare. I pazienti che fumano più di 10 sigarette al giorno devono essere valutati con molta prudenza. Un’altra condizione rilevante è che il paziente non sia affetto da patologie sistemiche non controllate farmacologicamente (malattie che coinvolgono tutto l’organismo quali il diabete, malattie del sangue etc.). Tali malattie possono essere diagnosticate prima dell’intervento attraverso un’attenta anamnesi (storia clinica del paziente), analisi ematochimiche (esami del sangue) e strumentali (radiografie, etc.). Infine, si ritiene idoneo all’implantologia esclusivamente il paziente in grado di mantenere una scrupolosa igiene orale domiciliare e osservare i controlli periodici stabiliti.
L'osteoporosi non rappresenta una controindicazione al trattamento con impianti: in questi pazienti le percentuali di successo della terapia non sono differenti rispetto ai pazienti non affetti da osteoporosi.
E' però importante considerare che spesso l'osteoporosi viene trattata con dei farmaci (bifosfonati) che possono interferire con il processo di guarigione dopo trattamento con impianti; per questa ragione è molto importante dire al dentista il tipo di terapia seguita per i trattamento dell’osteoporosi.
Come per i denti naturali, obiettivo primario per ottenere il successo sia estetico che funzionale di un impianto dentale, è la preservazione dei tessuti adiacenti e il loro mantenimento in condizioni di salute. Quando ciò non avviene compare un quadro clinico definito “perimplantite” caratterizzato da un’infiammazione dei tessuti perimplantari che può evolvere nella distruzione degli stessi e nella perdita dell’impianto.
La perimplantite è principalmente dovuta ai batteri che si accumulano a livello del cavo orale e sulla superficie degli elementi protesici e che, se raggiungono la superficie implantare, danneggiano i tessuti prossimi all’impianto stesso.
La perimplantite è tuttavia l’ultimo atto di una serie di eventi che possono e devono essere intercettati molto prima.
I batteri, una volta organizzati in colonie, danno origine alla placca batterica e se non vengono tempestivamente rimossi causano, con la produzione dei loro metaboliti, uno stato di infiammazione della gengiva prossima all’impianto chiamato mucosite perimplantare.
Se si rimuovono tempestivamente i fattori eziologici, i tessuti possono dunque guarire senza alcuna conseguenza. Tuttavia, se lo stato infiammatorio perdura nel tempo, si andrà incontro a un graduale peggioramento della situazione con l’evoluzione da mucosite a perimplantite.
La perimplantite è anch’essa un processo infiammatorio che colpisce i tessuti perimplantari caratterizzata da una perdita progressiva del tessuto osseo; se non trattata nelle sue fasi iniziali porta irrimediabilmente alla perdita dell’impianto. Ne consegue che una buona igiene orale è fondamentale per mantenere i tessuti perimplantari in un buono stato di salute.
Se l'infiammazione è limitata ai tessuti gengivali perimplantari (mucosite), è sufficiente la rimozione dei microbi sulla superficie dell'impianto mediante l'utilizzo di ultrasuoni con punte di teflon all'interno del solco gengivale. Oltre a questo è necessaria una corretta igiene orale domiciliare per rimuovere i batteri che si accumulano al di sopra dei tessuti gengivali.
Se l'infiammazione ha già provocato un riassorbimento di osso perimplantare (peri-implantite), è necessario nella maggior parte dei casi eseguire un piccolo intervento chirurgico per la decontaminazione e la levigatura della superficie implantare profonda.
E' indispensabile mantenere la salute peri-implantare con richiami regolari ogni 3 mesi.
La risposta è: dipende dalla valutazione dei fattori di rischio di ogni singolo paziente. Per fornire degli esempi concreti: se un paziente è affetto da malattia parodontale (piorrea) è assolutamente necessario curare la malattia parodontale prima, per due ordini di motivi, la suscettibilità e i fattori di rischio della malattia parodontale che sono gli stessi della perimplantite (la piorrea degli impianti). Per cui se il paziente non è curato prima come si sono ammalati i denti di piorrea così si ammaleranno gli impianti di perimplantite. Il mantenimento professionale attraverso sedute di igiene, visite e controlli radiografici periodici è un fattore fondamentale per il successo degli im- pianti a lungo termine e quindi della protesi fissa cementata sugli impianti. Alcune patologie sistemiche (malattie come il diabete ed altre) sono fattori di rischio e si devono considerare prima di proporre ai pazienti un trattamento implantare.
Un’attenta valutazione clinica, anamnestica con individualizzare dei fattori di rischio del trattamento implantare unitamente ad uno scrupoloso mantenimento igienico-professionale dopo l’implantologia sono la chiave del successo a lungo termine.
Attualmente non si considera come corretta la teoria che sosteneva la capacità dei denti del giudizio inferiori (terzi molari inferiori) di spostare e quindi accavallare/affollare gli incisivi inferiori. L’affollamento degli incisivi inferiori ha altre cause e non è dovuto alla “spinta” dei denti del giudizio che cercano di “farsi strada” per trovare posto nell’arcata dentaria.
L’estrazione del dente del giudizio si può rendere necessaria per motivi ortodontici (con la rimozione si crea lo spazio necessario per il riallineamento dei denti), per carie dello stesso qualora la sua posizione non fosse compatibile con adeguate cure dovute alla problematica accessibilità del dente stesso, per infiammazioni/infezioni ricorrenti che possono coinvolgere anche i denti vicini.Il fatto che il dente del giudizio sia incluso (parzialmente o totalmente ricoperto dalla gengiva e dall’osso alveolare) o malposizionato non è di per se una indicazione alla estrazione di tale elemento dentario.
La parodontite, spesso indicata con il temine errato di “piorrea”, è una patologia di origine multifattoriale che colpisce i tessuti duri che circondano e sostengono il dente, determinandone una progressiva perdita.
Le parodontiti colpiscono in Italia circa 8 milioni di individui, ma spesso i Pazienti ignorano di essere affetti da queste patologie: nella maggior parte dei casi, infatti, la malattia è asintomatica, e solo talvolta i Pazienti riferiscono dolore, alitosi, sanguinamento dalle gengive o mobilità dentaria.
La diagnosi della parodontite è effettuata attraverso esami clinici e strumentali che permettono di individuare il più precocemente possibile i segni della malattia, anche in assenza di sintomi. L’esame clinico si associa all’esecuzione di un charting parodontale (misu- razione della perdita di supporto parodontale) e di una serie di ra- diografie endorali; le foto cliniche permettono inoltre di obiettivare la situazione iniziale, anche da un punto di vista estetico.
La malattia parodontale ha, tra le altre cause, una componente eziologica di tipo genetico, evidentemente non modificabile. Risulta pertanto determinante nel controllo della progressione di questa patologia agire sui fattori di rischio modificabili, tra quelli che concorrono all’insorgenza della malattia: il controllo della placca batterica (attraverso una corretta igiene orale domiciliare e periodiche sedute di igiene professionale) e la variazione degli stili di vita che possono influenzare negativamente la progressione della malattia.
Una volta eseguita una corretta diagnosi, il trattamento non chirurgico della malattia parodontale è il primo step terapeutico. Si tratta dell’accurata rimozione di placca e tartaro sopra- e sotto- gengivali effettuata attraverso strumenti manuali o ultrasonici, dell’eliminazione di tutti i fattori che facilitano l’accumulo degli stessi, seguita dalla lucidatura e rifinitura delle superfici dentali. In molti casi il trattamento parodontale non chirurgico è sufficiente per ripristinare la salute dei tessuti e per riportare il Paziente in condizione di mantenere un adeguato controllo della placca batterica ed una significativa riduzione dell’infiammazione. In alcuni casi, invece, è necessario ricorrere ad una terapia chirurgica che permetta di correggere i difetti parodontali.
Molte persone, specialmente tra i 40 e i 50 anni, possono accusare un fastidio o anche un dolore quando cibi dolci o acidi oppure caldi o freddi vengono a contatto con le zone del colletto dei denti: i denti sono in pratica diventati molto sensibili, o per meglio dire, si soffre di un disturbo noto come ipersensibilità dentinale.
Le cause della sensibilità:
Il dente diventa sensibile quando la dentina è esposta, cioè non è più ricoperta dallo smalto o dal cemento e dalla gengiva. In questa situazione, attraverso i tubuli dentinali (piccole gallerie che percorrono la dentina), l’ambiente orale viene messo in contatto con il nervo (polpa), che è la parte sensibile del dente, provo- cando dolore.
I fattori che determinano l’esposizione della dentina e, di conseguenza, la sensibilità, sono molti:
un errato spazzolamento dei denti insieme all’uso di dentifrici troppo abrasivi può provocare l’esposizione della dentina attraverso l’usura dello smalto (abrasione) e la retrazione del margine gengivale (recessione gengivale);
l’assunzione frequente di bevande o cibi acidi (spremute di arancia o pompelmo, succhi di frutta, bibite, yogurt) può provocare lesioni dello smalto, specialmente se li si consuma freddi o prima di coricarsi;
lo stesso effetto può essere determinato da tutti i disturbi che provocano un reflusso acido dallo stomaco o dal vomito frequente tipico dei disturbi alimentari (anoressia e bulimia) e della gravidanza.
Valutazione e trattamento:
Il dentista può valutare la causa dell’ipersensibilità e proporre la cura più appropriata alle varie situazioni.
Molto spesso la cura si basa su semplici raccomandazioni che possono essere adottate facilmente a casa:
seguire un corretto programma di igiene orale;
utilizzare dentifrici poco abrasivi e al fluoro;
applicare minor forza allo spazzolamento;
limitare l’assunzione di bevande acide.
Altre volte la cura può richiedere trattamenti con sostanze desensibilizzanti ad azione topica o terapie restaurative o parodontali che verranno effettuati dal dentista.
Ci vorranno alcune settimane per abituarsi alla nuova protesi mobile; inizialmente avrete l'impressione di perderla finchè i muscoli di guance e lingua si adatteranno a mantenerla in posizione corretta. Nella fase iniziale potrebbero presentarsi piccole vesciche o irritazioni, aumento di produzione della saliva e una sensazione di bocca piena. Man mano che vi abituerete, questi disagi tenderanno a scomparire.
Sostituire dei denti mancanti dovrebbe rendere il mangiare molto più piacevole, tuttavia inizialmente richiederà un po' di pratica. Osservate questi accorgimenti:
iniziate con una dieta liquida, introducendo man mano cibi teneri e/o tagliati a piccoli pezzi;
masticate lentamente, usando contemporaneamente ambedue i lati della bocca in modo da ridurre lo spostamento della protesi;
evitate di usare i denti incisivi per mordere i cibi;
evitate cibi troppo caldi e/o troppo duri;
DIETA TIPO PER ABITUARSI ALLA PROTESI MOBILE
Prima settimana:
iniziare con dieta liquida (es. caffè, tè, latte, succhi di frutta, brodo di carne o verdura, gelato, frullati di frutta);
proseguire con dieta semiliquida (es. yogurt, crema di riso, passato di verdura, semolino, omogeneizzati di carne, purea di patate, frutta e verdura cotta, brodo con pastina molto piccola);
e passare ad una dieta soffice (es. latte con biscotti inzuppati, pastina col pomodoro, pesce bollito, carne macinata, verdure bollite, pancarrè, frutta a pezzi).
evitate cibi troppo caldi e/o troppo duri;
Dalla seconda settimana:
dieta regolare (es. latte con cereali, pasta, carne a piccoli pezzi, insalata, pomodori, uova,verdura tenera o cotta, patate, frutta).
Inizialmente sarà necessario un po' di esercizio per la pronuncia di alcune parole; potete aiutarvi leggendo e ripetendo a voce alta le parole più difficili, eventualmente davanti ad uno specchio. Se vi accorgete che parlando la protesi fa dei clicks, parlate più lentamente. Potrà accadere che la vostra protesi si muova quando ridete o quando avete dei colpi di tosse; riposizionatela chiudendo delicatamente la bocca e deglutendo. Giorno dopo giorno, vi abituerete alla nuova protesi e parlerete in modo sempre più chiaro e naturale.
Fornendo un sostegno a labbra e guance, la protesi mobile totale darà al vostro viso un aspetto più giovanile, migliorerà il vostro sorriso ed il vostro profilo. I denti della protesi mobile saranno molto simili a quelli naturali; colore, forma e grandezza saranno scelti in base alle caratteristiche di viso, bocca e labbra. Tuttavia, parlate col vostro dentista se avete richieste particolari in merito.
Durante i primi giorni, il vostro dentista potrebbe consigliarvi di portare la protesi il più a lungo possibile, in modo da permettere alla vostra gengiva ed alla muscolatura della vostra bocca di abituarsi alla nuova protesi. Qualora insorgessero piccole vesciche e/o dolori persistenti, consultate il vostro dentista; la vostra protesi potrebbe avere bisogno di piccoli ritocchi. Una volta superata la fase iniziale, consultatevi con il vostro dentista sull'opportunità di portare la protesi mobile totale anche di notte.
Un adesivo per protesi potrebbe esservi utile in occasioni particolari in cui sentite il bisogno di maggior sicurezza. Qualora sentiate la necessità di usare l'adesivo continuamente consultate il vostro dentista, che verificherà l'aderenza della protesi alla gengiva e l'eventuale necessità di una ribasatura.
La protesi mobile è molto delicata e può rompersi anche cadendo da pochi centimetri; quando la maneggiate, mettetevi sopra ad un lavandino riempito d'acqua o sopra ad un asciugamano piegato. Quando non portate la vostra protesi mobile totale, assicuratevi che sia in un luogo non raggiungibile da bambini o animali domestici. Come i denti naturali, anche la protesi mobile deve essere spazzolata dopo ogni pasto, in modo da rimuovere ogni deposito di cibo e placca; è preferibile usare uno spazzolino apposito per protesi mobili o comunque uno spazzolino con setole morbide, le setole dure potrebbero infatti danneggiarla. Possono essere usati dentifricio, sapone neutro o detersivo per piatti, ma evitate di usare polveri per la pulizia della casa, che potrebbero risultare abrasive. La pulizia della protesi va eseguita fuori dalla bocca; sciacquatela in modo da eliminare i residui di cibo, poi con lo spazzolino bagnato applicate il prodotto detergente, spazzolando gentilmente tutte le superfici. Quando non portate la protesi mobile, mettetela in un bicchiere d'acqua (non calda) o avvolta in una salvietta inumidita; lasciar seccare la protesi mobile e/o metterla in acqua calda può provocarne la deformazione. L'impiego di apparecchi ad ultrasuoni o di pastiglie effervescenti può costituire un valido aiuto per la pulizia della protesi mobile; ovviamente questi non sostituiscono l'uso quotidiano dello spazzolino.
Spazzolate quotidianamente gengive, lingua e palato con uno spazzolino a setole morbide, in modo da rimuovere la placca e stimolare la circolazione sanguigna della bocca. Se avete dei denti naturali spazzolateli dopo ogni pasto e, se hanno spazi interdentali abbastanza stretti, passate quotidianamente il filo interdentale. Fate regolarmente sciacqui con un collutorio antiplacca.
Evitate di fare ritocchi o riparazioni alla vostra protesi da voi stessi; correte il rischio di danneggiarla e di compromettere la salute della vostra bocca. Una protesi che non aderisca perfettamente può causare irritazioni o ferite. Adesivi o colle non specifici per la protesi possono contenere sostanze nocive e per questo non dovrebbero essere usate. Nel caso in cui la vostra protesi dovesse rompersi, creparsi, scheggiarsi, consultate il vostro dentista; molto spesso il problema può essere risolto anche nello stesso giorno. Abbiate cura di portare in studio eventuali pezzi della protesi da riparare.
Con il passare del tempo resina e denti della protesi possono usurarsi; per questo, ogni otto-dieci anni circa la protesi mobile totale ha bisogno di essere sostituita. Durante questo periodo, è probabile che osso e gengiva vadano incontro a processi di riassorbimento, rendendo le arcate dentarie più sottili; la stabilità della protesi mobile potrebbe così diminuire perchè troppo larga, provocando vesciche, infiammazioni e/o difficoltè masticatorie. In questo caso, per ridare stabilità ed aderenza alla protesi, sarà necessaria una ribasatura o, nei casi più gravi, il suo rifacimento.
Serve per ridare alla protesi la stabilità e l'aderenza che aveva inizialmente, le quali diminuiscono a causa del naturale riassorbimento di osso e gengiva nel tempo. Si effettua aggiungendo un sottile strato di resina alla parte di protesi in contatto con la gengiva, dopo aver rilevato un’impronta.
I benefici principali di un trattamento ortodontico sono: il corretto recupero dell’occlusione funzionale, il miglioramento dell’estetica del viso e del sorriso. C’è anche da considerare la facilità con cui i denti ben allineati possono essere puliti, con evidente vantaggio nella prevenzione di carie e della malattia paradontale (piorrea).
E’ variabile, spesso dipende dal tipo e dalla gravità della malocclusione. Si tende a trattare precocemente, verso i 6-7 anni di età, le malocclusioni in cui si rileva un problema scheletrico che può complicarsi con la crescita, ad esempio il morso incrociato con latero-deviazione funzionale della mandibola o le terze classi scheletriche; questi due tipi di malocclusione se trattati molto precocemente possono dare risultati sorprendentemente positivi nella crescita dei ragazzi non richiedendo poi ulteriori terapie.
La durata è variabile,in quanto dipende dal problema da trattare. Un trattamento ortodontico può durare da pochi mesi a 2 anni o più nel casi complessi. Nel bambino in crescita, inoltre, a causa del continuo sviluppo della dentatura, si usa alternare brevi periodi di trattamento ad altri lunghi di attesa; ad esempio può essere necessario un trattamento in due tempi, uno in dentizione decidua e l’altro in dentizione mista/definitiva.
Si può avvertire solo qualche fastidio i giorni successivi all’applicazione dell’apparecchio o alla sua attivazione. Si tratta di piccole irritazioni della mucosa che va a sfregare contro alcune parti dell’apparecchio o fastidi dentali spontanei o durante la masticazione. Nel giro di pochi giorni i fastidi vanno ad attenuarsi, fino a scomparire: i recettori parodontali, che si attivano a causa delle pressioni esercitate dall’apparecchio, nel giro di breve tempo vanno incontro ad adattamento.
No, non sono tutti uguali. Si distinguono, prima di tutto, in fissi e mobili. I primi si incollano o si cementano ai denti, i secondi li applica e rimuove il paziente. Quello che va compreso è che l’apparecchio, per l’ortodontista, è uno strumento per raggiungere un fine, che in parte è predefinito da modelli ideali di riferimento e, in altra parte, va programmato in base alle effettive necessità ed esigenze personali del paziente. Solo dopo aver analizzato tutti i dati relativi alla malocclusione da trattare, sia dal punto di vista clinico che radiologico e solo dopo averli confrontati alle aspettative del paziente, o alle necessitò terapeutiche, viene selezionato l’apparecchio ortodontico.
La contenzione mobile o fissa si effettua alla fine del trattamento ortodontico, per favorire la stabilizzazione della correzione. L’ortodontista consegna al paziente gli apparecchi che dovranno essere portati secondo le prescrizioni d’uso o in alternativa splinta alcuni elementi dentari solitamente da canino a canico (si incolla lingualmente sulla superficie interna dei denti un filo metallico onde stabilizzare la posizione ottenuta con la cura ortodontica).
L’apparecchio ortodontico, in particolare quello fisso, facilita il ristagno di cibo, rende più difficile l’abituale igiene domiciliare, ma in sè non causa carie. Seguendo scrupolosamente, nel corso del trattamento, le istruzioni per l’igiene date dall’ortodontista e dall’igienista, non c’è alcun pericolo né di carie né d’infiammazioni gengivali. Talvolta in presenza di bambini o adolescenti poco collaboranti sull’igiene si preferisce differire di qualche mese la cura ortodontica sino a quando, con lezioni di insegnamento, non si sia raggiunta una rassicurante igiene domiciliare.
E’ possibile allineare i denti a qualunque età ed in qualsiasi condizione, in assenza di patologie acute nei tessuti di sostegno osseo-gengivali.
Si consiglia di ridurre l’assunzione di cibi e bevande dolci: i cibi a base di zuccheri e amidi generano una placca batterica adesiva e molto acida, che può causare la carie e favorire la malattia parodontale. E’ buona regola nel corso del trattamento tagliare a piccoli pezzi i cibi duri come le carote e le mele, e non masticare cubetti di ghiaccio. I dolci duri o “appiccicosi” possono danneggiare i fili e staccare i brackets. E’ anche il caso di evitare cibi particolarmente duri e croccanti, le gomme da masticare e le caramelle dure e gommose che possono staccare l’apparecchio dai denti.
Spazi e fessure, rotazioni, inclinazioni oppure affollamenti tra i denti sono segnali di allarme che possono significare che si ha bisogno di ortodonzia. Qualche volta i segnali non sono evidenti: il combaciamento sbagliato o il consumo anormale dei denti può causare dolore alle articolazioni della mandibola ed instabilità del morso. La cattiva chiusura può portare a mal di testa, dolori cervicali alle spalle e alle orecchie e può causare vertigini o disturbi posturali (Sindrome dell’articolazione temporo-mandibolare).
Le visite ortodontiche hanno mediamente una frequenza mensile una volta applicati gli apparecchi.
Sí. Un dente munito di corona si muove proprio come un semplice dente. Si utilizzano anche le corone sugli impianti per il miglior ancoraggio ortodontico ma, in tal caso, gli impianti non si spostano.
No. A differenza dei denti non hanno il ligamento paradontale ma sono rigidi nell’osso.
Molte cure possono essere effettuate con qualsiasi tecnica ma non tutte: vi sono movimenti che alcune tecniche non sono in grado di fare, sarà l’ortodonzista a indicare la tecnica più efficace per la cura.
Si e spesso la si esegue proprio negli adulti prima di effettuare gli impianti onde riposizionare correttamente i denti nella loro posizione.
Perché queste sono malocclusioni non solo dentali ma anche scheletriche dei mascellari che non sono cresciuti in modo armonico e che per questo motivo devono venire corrette mediante la chirurgia.
Perché queste sono malocclusioni non solo dentali ma anche scheletriche dei mascellari che non sono cresciuti in modo armonico e che per questo motivo devono venire corrette mediante la chirurgia.
Per deglutizione atipica si fa riferimento al persistere di uno schema deglutitorio prettamente infantile, in cui la lingua continua a spingere contro le arcate dentarie per compiere l’atto deglutitorio, anche oltre i 5-6 anni, età dopo la quale questo comportamento dovrebbe essere risolto e sostituito con una spinta verso il palato. La deglutizione atipica o infantile si presenta generalmente associata a respirazione orale con postura di riposo linguale contro o tra i denti.
È un’alterazione questa spesso poco conosciuta, su cui molti specialisti hanno posto l’attenzione in quanto le conseguenze a cui può condurre sono molteplici: può alterare il normale accrescimento delle strutture facciali, craniche e buccali, risultando causa o concausa di malocclusione, per tale ragione in molti casi intervenire con apparecchi ortodontici, senza minimamente valutare l’influsso linguale può risultare decisamente poco proficuo, si può perfino giungere a recidive, in quanto una volta tolto l’apparecchio il morso potrebbe, in alcuni casi, tornare al suo aspetto d’origine o modificarsi.
A fronte di quanto detto può risultare utile ed importante effettuare una valutazione specialistica d’equipe con logopedista, ortodontista, otorinolaringoiatra, che possa verificare, anche a scopo preventivo, quanto descritto e rintracciare i giusti metodi riabilitativi in base alle caratteristiche dell’individuo. Il trattamento logopedico verte alla rieducazione della muscolatura e funzione linguale di riposo, deglutitoria e di masticazione; la collaborazione della famiglia risulta naturalmente indispensabile per far sì che il bambino elimini i comportamenti errati e automatizzi quelli corretti.
Il bruxismo è una parafunzione caratterizzata da un serramento e scivolamento dei denti tra di loro. Spesso rumoroso e notturno esiste anche nella forma diurna con solo serramento dentario.
Interessa piú del 5% della popolazione e riconosce diverse cause, come le malocclusioni dentarie, i disturbi muscolari o neurologici, le situazioni di stress e di tensione emotiva e le alterazioni nello sviluppo scheletrico dei mascellari, ma talvolta non se ne riconosce la causa. Può essere associato a stanchezza muscolare, usura dentale con sensibilità associata, disturbi o dolori a livello dell'articolazione temporo-mandibolare e dei muscoli viciniori.
La terapia può essere estremamente diversa in funzione dell'eziologia della patologia.
In ortodonzia una delle terapie sicuramente più consolidate e diffuse è quella della disgiunzione del palato nei bambini in età compresa dagli 8 ai 12 anni.
Molti bambini in corso di crescita pre- sentano delle dimensioni del palato che sono ridotte rispetto alle dimensioni dell’arcata dentaria inferiore e all’osso che lo sostiene ossia la mandibola. Il palato è formato da due parti unite sulla linea mediana da una sutura che si ossifica molto tardi oltre i 14 anni di età.
L’Ortodontista applica un apparecchio fissato ai denti che stimola l’allargamento della sutura in senso trasversale mediante l’attivazione di una piccola vite. La sutura può essere espansa fino a 9-10 mm ottenendo l’allargamento del palato di 4-5 mm per lato in poco più di 4-6 settimane, che porta ad avere un palato più ampio che consentirà la formazione di un’arcata dentaria più equilibrata e spesso con più spazio per tutti gli elementi dentari. Inoltre è stato spesso dimostrato come l’aumento dell’ampiezza palatale migliori le condizioni respiratorie delle vie aeree superiori per una maggiore pervietà delle fosse nasali che si crea con l’aumento dei diametri trasversi del palato.
Bambini che soffrono molto di otiti ricorrenti soprattutto in fasce di età molto piccola (dai 4 ai 6 anni), spesso hanno associato un palato piccolo, alto e arretrato, la cosiddetta ipomaxilla (o palato ogivale) nei tre piani dello spazio.
L’allargamento del palato e la stimolazione della crescita antero-posteriore dell’osso mascellare oltre a migliorare le funzioni del cavo orale, migliora il drenaggio delle secrezioni dell’orecchio diminuendo la frequenza delle otiti e i rischi associati a questa patologia se sono molto frequenti nel corso dell’anno.
In pedodonzia è la cura dei denti da latte è molto importante, per evitare la presenza di carie che possono danneggiare i dentini e aumentare il rischio di carie nei permanenti.
Inoltre, i denti da latte svolgono funzioni importanti: mantengono l’armonia della bocca, servono per mangiare, parlare e conservano lo spazio per i denti permanenti che dovranno erompere in un periodo successivo.
Dai 6 mesi ai 6 anni basterà “sporcare” lo spazzolino con un dentifricio contenente almeno 1000 ppm (parti per milione) di fluoro.
Dopo i 6 anni la quantità di dentifricio da utilizzare sarà quella normale, cioè 1450 ppm.
Studi di pedodonzia consigliano lo spazzolino a partire dai 6 mesi. I denti vanno lavati dopo ogni pasto, con la supervisione del genitore, soprattutto nei primissimi anni.
Le nuove Linee guida di pedodonzia per la prevenzione della salute orale in età evolutiva, approvate a novembre 2013 dal Ministero della Salute, riconoscono la maggiore efficacia del fluoro ad azione locale (dentifricio) rispetto a quello somministrato con gli integratori (gocce o pastiglie). Fino ai 6 anni i bambini hanno il riflesso della deglutizione, per cui rischiano di ingerire il fluoro. Per questo bisogna prestare la massima attenzione alla quantità di dentifricio: “sporcare” lo spazzolino di dentifricio, permette al bambino di non correre rischi.
In linea di massima è meglio aspettare che i denti da latte cadano spontaneamente, soprattutto se cominciano a muoversi, e quindi se hanno iniziato un loro percorso di caduta spontanea.
In tal modo si evita al piccolo paziente lo stress di doversi sottoporre ad una estrazione con anestesia. Per velocizzare la permuta è consigliabile mettere il bambino nelle condizioni di masticare soprattutto con i dentini anteriori, mangiare una mela a morsi o panini, per esempio.
In altri casi invece, quando i denti da latte non si muovono nonostante l’eruzione del permanente che lo dovrebbe sostituire sia già in fase avanzata, è consigliabile eseguire l’estrazione poiché la loro radice non viene riassorbita dal dente permanente che erompe.
L’epoca della dentizione è variabile ed è influenzata anche dalla familiarità. Ecco le informazioni che possono essere utili sull’argomento bambini e dentini.
Non ci si deve preoccupare se il primo dentino compare a tre mesi oppure se intorno all’anno ancora non ne è spuntato neppure uno: entrambe le eventualità sono accettabili.
Di solito i primi a mostrarsi sono i due incisivi inferiori centrali. Dopodiché arrivano i quattro incisivi superiori, i due restanti incisivi inferiori, i quattro premolari, i quattro canini. Questa prima fase della dentizione può completarsi a due anni, anche seguendo un ordine diverso. Poco prima dell’eruzione di un dentino il bambino può essere nervoso, irritabile, può piangere con facilità, mostrarsi inquieto al momento di addormentarsi e la sua salivazione può aumentare in maniera consistente, ma non è una regola assoluta.
I primi denti che spuntano sono popolarmente definiti da latte, ma il loro nome scientifico è “decidui”, in quanto sono destinati a cadere, eventualità che comincia a evidenziarsi dai sei-sette anni di vita. La loro funzione è comunque importante sia per la corretta masticazione sia perché la loro presenza assicura la crescita regolare dei denti permanenti che spunteranno in seguito. Se un dente da latte cade, il dente permanente che gli corrisponde potrebbe crescere storto, anche qualora non fosse geneticamente prevista questa anomalia.
I dentini da latte richiedono alcune attenzioni, prima tra tutte quella di non offrire al bambino alimenti contenenti zucchero, in quanto questa sostanza è la grande responsabile della carie. I primi dentini si possono pulire con una garzina sterile avvolta intorno a un dito, in attesa che il bambino si dimostri collaborativo rispetto all’impiego dello spazzolino da denti (che di solito si può cominciare a proporre a due anni). In generale, è importante ricordare che un dente pulito non si caria e che questo messaggio andrebbe trasmesso il prima possibile. Per quanto riguarda il primo controllo dal dentista c’è davanti ancora molto tempo: andrebbe infatti effettuato intorno ai cinque anni di vita.
I denti decidui o da latte sono presenti solo nell'infanzia. Successivamente vengono sostituiti dai denti permanenti, che costituiscono la cosiddetta dentatura definitiva.
I denti decidui, di colore bianco latte, sono 20, così suddivisi per ogni arcata dentale:
- 2 incisivi centrali
- 2 incisivi laterali
- 2 canini
- 4 molari
Gli incisivi centrali inferiori sono di solito i primi denti decidui a spuntare tra il 3° e il 6° mese di vita del bambino, mentre gli incisivi superiori erompono leggermente più tardi, di solito tra il 5° e il 7° mese di vita. L'eruzione degli incisivi centrali e laterali delle due arcate si completa, generalmente, entro il primo anno di vita.
L'eruzione dei denti decidui è completa a circa 2 anni e mezzo d'età.
Cronologia dell'eruzione dei denti decidui:
- Incisivi centrali e laterali: dal 3° al 12° mese
- Primi molari decidui: dal 12° al 18° mese
- Canini: dal 18° al 24° mese
- Secondi molari decidui: dal 24° al 30° mese
L'eruzione dei denti permanenti inizia intorno ai 6 anni con lo spuntare in cavità orale del primo molare.
Il primo molare è il primo dente permanente, che non prende il posto di nessun dente da latte ma si posiziona in fondo all'arcata. Questo dente risulta di particolare importanza per tutta la dentizione permanente in quanto "gestisce" le operazioni di permuta, guidando al proprio posto gli altri denti permanenti che cominciano ad erompere in cavità orale.
Dopo i 6 anni infatti, la radice dei denti da latte comincia a consumarsi e a riassorbirsi, spinta via dai denti permanenti sottostanti.
Fra i 6 e i 7 anni vengono cambiati gli incisivi centrali, seguiti, dopo un breve intervallo, da quelli laterali. Questa dentatura mista, ossia con denti da latte e permanenti, rimane solitamente fino ai 12 anni: tra i 9 e gli 11 anni i canini decidui vengono sostituiti da quelli permanenti, mentre tra i 10 e gli 11 anni, i primi molari da latte vengono sostituiti dai premolari.
Intorno agli 11-12 anni i secondi molari da latte vengono sostituiti dai secondi premolari permanenti.
Infine, a 12-13 anni completano la dentizione definitiva i secondi molari permanenti che, come i primi, non rimpiazzano alcun dente deciduo.
I denti del giudizio (terzi molari permanenti) non sono presenti in tutte le persone e la loro eruzione avviene in un'età variabile, solitamente dopo i 17 anni.
Cronologia dell'eruzione dei denti permanenti:
- Primi molari permanenti: intorno ai 6 anni
- Incisivi centrali e laterali: tra i 6 e i 7 anni
- Canini: dai 9 agli 11 anni
- Premolari permanenti: 10 – 11 anni
- Secondi premolari permanenti: 12 – 13 anni
- Denti del giudizio: dopo 17 anni
Alla fine la dentatura definitiva sarà costituita da 32 denti così distribuiti per ciascuna arcata:
- 2 incisivi centrali;
- 2 incisivi laterali;
- 2 canini;
- 4 premolari;
- 6 molari.
Anomalie nella crescita dei denti
I tempi di eruzione dei denti possono variare notevolmente da una persona all'altra. Le persone disabili possono incorrere con maggiore frequenza in ritardi nell'eruzione sia dei denti da latte che di quelli permanenti. In taluni casi si può avere la mancanza di alcuni elementi dentali ed imperfezioni a livello di smalto e dentina.
La scelta dello spazzolino deve tenere conto della situazione individuale del paziente.
In assenza di particolari condizioni patologiche, deve essere utilizzato uno spazzolino in setole sintetiche di media durezza. Sono sconsigliabili le setole dure.
Se sono presenti recessioni gengivali, erosioni o abrasioni dello smalto è necessario usare uno spazzolino con setole morbide associato ad una tecnica di spazzolamento che aiuti a prevenire ulteriori danni meccanici.
È importante inoltre detergere gli spazi interdentali utilizzando filo cerato, filo superfloss o scovolini che variano a seconda delle necessità individuali.
Il dentifricio e il collutorio per uso quotidiano hanno la funzione di veicolare sostanze importanti come il fluoro, che aiuta a prevenire la patologia cariosa, oppure possono contenere sostanze specifiche per ridurre l'ipersensibilità dentinale.
Si sconsigliano dentifrici con alto potere abrasivo (sbiancanti o con microgranuli) ed i collutori contenenti alcool.
Esistono poi dentifrici e collutori ad azione antibatterica, contenenti una molecola chiamata clorexidina, che vengono prescritti dal dentista oppure dall'igienista dentale in situazioni particolari quali i periodi immediatamente successivi agli interventi chirurgici nel cavo orale.
La seduta di igiene orale effettuata dall’igienista viene programmata in funzione delle esigenze particolari del singolo Paziente.
In generale, pazienti con un buon livello di igiene orale, che non sono stati sottoposti a particolari riabilitazioni a livello dei denti, sono invitati a sottoporsi alla seduta di igiene orale con una cadenza semestrale.
I Pazienti trattati con riabilitazioni complesse, portatori di impianti osteointegrati e/o che sono stati colpiti da malattia parodontale (retrazioni gengivali, tasche, “piorrea”) sono invitati a sottoporsi alla seduta di igiene orale ogni tre/quattro mesi. Tale cadenza è dettata da studi microbiologici e clinici che dimostrano la possibilità di mantenere a lungo termine uno stato di salute dentale e parodontale anche in pazienti colpiti da forme gravi di parodontite o che siano stati sottoposti a riabilitazioni dentarie complesse.
Questo disturbo può interessare chiunque (bambini, adulti, anziani) e può esse- re un motivo di disagio, specie nei rapporti interpersonali. Nella maggior parte dei casi è legato a cattive condizioni della bocca o ad abitudini che possono essere corrette. Spesso può essere trattato successo.
Se dipende dalla bocca:
Igiene orale. La pulizia accurata dei denti è essenziale per evitare l’alitosi. Un’igiene scarsa non allontana i residui alimentari e favorisce l’accumulo di una sottile pellicola (placca batterica) sulle superfici dei denti, delle gengive e della lingua. I batteri utilizzano queste sostanze e producono composti che sono la causa principale del cattivo odore.
Saliva. L’azione della saliva è importante per mantenere una bocca pulita, quindi tutte le condizioni che determinano la bocca secca (xerostomia) favori- scono l’alitosi.
Malattie orali. Tutte le patologie che colpiscono il cavo orale (gengiviti, paro- dontiti, carie estese, malattie della mucosa) aumentano l’alitosi. È quindi necessario mantenere in buona salute la propria bocca controllando periodicamente con il dentista lo stato di denti e gengive.
Altre cause. Otturazioni, apparecchi ortodontici e protesi difficili da pulire, favoriscono l’accumulo della placca e possono causare alitosi.
Alitosi da fattori esterni:
Alimenti. Aglio, cipolla, porri e alcune spezie possono causare odori sgrade- voli nell’alito fino a 72 ore dopo la loro assunzione.
Alcol. Le bevande alcoliche sono una causa comune di alitosi.
Fumo. L’abitudine al fumo di tabacco conferisce all’alito un odore caratteri- stico e persistente, in parte dovuto a composti volatili solforati.
Altre cause. Otturazioni, apparecchi ortodontici e protesi difficili da pulire, favoriscono l’accumulo della placca e possono causare alitosi.
Se non dipende dalla bocca
Talora l’alitosi può essere causata da patologie infiammatorie come le sinusiti e le tonsilliti. Anche alcune malattie bronchiali e gastriche possono determinare un alito cattivo.
L’intervento del dentista
Quando si soffre di questo disturbo la cosa migliore da fare è parlarne con il dentista che potrà individuare le cause del cattivo odore e aiutare a risolvere il problema spesso semplicemente con sedute di igiene orale.
Consigli pratici
Se non ci sono cause particolari, per evitare l’alito cattivo è sufficiente seguire alcuni semplici accorgimenti:
spazzolare bene i denti, pulire gli spazi tra i denti con l’apposito filo, spazzolare la lingua;
evitare di mangiare cibi che causano un cattivo odore dell’alito (aglio, cipolla e simili);
non fumare sigarette, sigari o pipa.
Consultare il medico generico per le cause di alitosi non di pertinenza del cavo orale.
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